L’artista ignoto che è solito lavorare del tutto mascherato – come fosse novello Bansky – aggirandosi tra le nebbie dell’Emilia ha colpito ancora. Stavolta in una minuscola ma assai intraprendente Galleria d’Arte Contemporanea sita in via Mentana 24, a Ferrara. Gestita da tre valide promoter delle arti contemporanee, la Galleria dev’essere stata probabilmente visitata dall’anonimo creativo quando i comuni mortali, nella città estense, già dormivano da un pezzo. Prontamente intervistata, una delle tre imprenditrici dell’arte, ancora scossa, ha ammesso di non aver trovato alcun segno di scasso od effrazione alcuna.
Qui alla Critica Critica si nutrono profondi sospetti sull’ipotesi che ad operare sia stato un artista, o un team di artisti, idealmente vicini ad un blog-circoloculturale-addensatore di idee ed opinioni molto attivo e combattivo, che fa il bello ed il cattivo tempo soprattutto nel Sud della Penisola e soprattutto in ambito culturale e artistico. Roboanti interventi di illustri critici d’arte al soldo di quell’istituzione che difenderanno a spada tratta – li aspettiamo al varco – «un gesto verso l’italia, un gesto verso il mondo, un gesto che resterà nella storia!», oggi che «l’arte si fà con tutti i mezzi possibili, vedi i vari Damien Hirst, Banksy, o Wim Delvoye» e il gesto «ecclatante» (sic) pare essere l’unico in grado di smuovere le coscienze, forniranno ulteriori conferme ai dietrologi della redazione della Critica Critica.
Che, assai più modestamente, si accontenta di constatare che il principio d’intervento dell’artista sembra sottostare grossomodo a questo insieme di regole:
Regola 1) Selezione di un oggetto o artefatto x, solitamente obiettivo della routine r che veicola un’attenzione selettiva in una situazione di tipo s;
Regola 2) Messa in mostra di x in una particolare situazione di fruizione artistica (dispositivo artistico), in grado di rimuoverlo dalle routine r: ciò corrisponde il più delle volte a collocare x in un contesto dove n agenti esercitano l’utilizzo estetico della loro facoltà di attenzione selettiva.
Il readymade è un’opera d’arte che si identifica nell’enunciato, tipicamente emesso dall’artista, “Questo è arte”. Affinché questo enunciato performativo possa funzionare è necessaria la coesistenza di quattro elementi: (i) un oggettoST che ne costituisca il referente, (ii) un soggetto che lo pronunci, solitamente lo stesso artista, (iii) un pubblico che lo recepisca e lo faccia proprio, (iiii) un’istituzione che accolga e registri l’oggetto a proposito del quale l’enunciato è stato proferito.
E che, sì, è proprio un readymade.