LA CRITICA CRITICA. Quintali di massa critica

novembre 25, 2007

Daniel Barenboim. La nuova generazione è incapace di ascoltare nonostante abbia tutta la musica del mondo a portata di clic

Filed under: Musica — lacriticacritica @ 3:20 PM
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«Oggi ho ascoltato tutta la musica che sono riuscito a procurarmi, […]

fino a scoprire il miracolo per cui qualsiasi cosa suoni è musica,

inclusi i piatti e le posate nel lavandino,

purché assecondino l’illusione di indicarci in che direzione va la vita».

Gabriel Garcia Marquez, Vivere Per Raccontarla.

«Un giorno, a Chicago, guardando la televisione, mi sono imbattuto nella pubblicità di un’azienda americana, l’American Standard, che è un esempio incredibile dell’uso oltraggioso che si può fare della musica. Nella pubblicità si vedeva un idraulico correre, in preda a una grande agitazione, aprire la porta di un gabinetto e dare dimostrazione della superiorità di un certo wc. L’intera sequenza era accompagnata dal “Lacrimosa” del Requiem di Mozart. […]

Involontariamente l’uso della musica di Mozart nella pubblicità ha determinato un’estesissima familiarità con un breve passo del Requiem, tolto dal suo contesto e soggetto ad associazioni non-musicali: in questo caso, il bisogno di acquistare un gabinetto. Questo genere di familiarità è tutt’altro che benefica per la condizione della musica classica oggi. Usare frammenti di grandi opere musicali per insinuarsi nella cultura popolare (o piuttosto nella mancanza di cultura popolare) non risolve la crisi della musica classica. L’accessibilità non la dà il populismo; l’accessibilità è data da interesse, curiosità e conoscenza maggiori. Certi edifici si fregiano di essere “accessibili alle sedie a rotelle”. Per rendere un luogo “accessibile alle sedie a rotelle” basta semplicemente aggiungere rampe e ascensori tutte le volte che ci sono le scale. Nel caso della musica classica, l’educazione è la rampa, o l’ascensore che la rende accessibile.

L’educazione musicale deve iniziare in un’età molto precoce per potersi sviluppare organicamente, esattamente come accade per la comprensione del linguaggio verbale. E allora la musica diventa più una necessità che un lusso […] Dalla musica si può apprendere un’incredibile quantità di cose per la vita, eppure il nostro attuale sistema di istruzione trascura del tutto questo campo, dall’asilo fino agli ultimi anni di scuola. Persino nelle scuole di musica e nei conservatori l’istruzione è altamente specializzata e spesso risulta scollegata dal contenuto effettivo della musica, e quindi dalla sua forza [Lo sanno bene alcuni redattori della Critica Critica, ndr].

La disponibilità di registrazioni e di riprese di concerti e opere è inversamente proporzionale alla conoscenza e alla comprensione della musica nella nostra società. L’attuale sistema di pubblica istruzione è responsabile del fatto che la maggioranza della popolazione può ascoltare quasi qualsiasi pezzo musicale a piacimento, ma è incapace di concentrarvisi pienamente. L’educazione all’ascolto forse è molto più importante di quello che possiamo immaginare […]». Daniel Barenboim, La musica sveglia il tempo, Feltrinelli, 2007. Uscita prevista per giovedì 29 novembre. Grassetto nostro.

4 commenti »

  1. La sensibilità dimostrata dall’autorevole redattore de “lacriticacritica” nel parlare di questo (ottimo) libro prima ancora che esca nelle librerie mi lascia supporre che egli si sia finalmente convinto che quello di cui parla Barenboim è un problema che non rigurda solo un piccolo gruppo di persone rappresentante delle quali sarebbe (secondo l’esimio redattore) il nostro amatissimo “nonno Rocco”! 😀

    Commento di mko — novembre 25, 2007 @ 8:35 PM | Rispondi

  2. è interesante notare che non sono l’unico pazzo a pensare che certi studi prettaente accademici creino delle voragini nella porzione creativa del notro cervello.
    che dio ci liberi dai meri esecutori che i nostri conservatori sfornano giorno per giorno.
    qualcuno pensa che la musica sia un pensiero aritmetico governato da leggi immanenti…io preferisco il mio cuore dissonante.

    “La musica è la stenografia dell’emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato.”

    L. TOLSTOJ

    Commento di Post Scriptum — novembre 27, 2007 @ 1:33 PM | Rispondi

  3. Premetto che io ascolto prevalentemente musica pop strappalacrime. Però. Però ricordo ancora con commozione la prima volta che, a Berlino, ho visto Barenboim – nella sua prima performance come nuovo direttore della Deutsche vattelapesca, passare dal palco (palchetto? l’ho scritto che non ci capisco niente) al pianoforte, e dal pianoforte al palco. Era perfetto in entrambi i ruoli. Ed era bellissimo: musica anche per gli occhi. Con i suoi capelli bianchi che spiccavano, con i suoi anta anni che lo rendevano un nonno degli orchestrali, in un certo senso. Già, perché in Germania i musicisti che si esibiscono nelle maggiori Konzerthalles sono sotto i trenta, a volte anche sotto i venticinque. E se, nonostante ciò, Barenboim ha ritenuto necessario esprimersi come nel discorso da voi riportato… beh, mi vengono i sudori freddi 🙂

    Commento di odiamore — novembre 28, 2007 @ 1:32 PM | Rispondi

  4. Odiamoreeee!
    Che bello vederti qui… tieniti pronta, presto si va tutti in auditorium 😀

    Rag. Vega

    Commento di lacriticacritica — novembre 28, 2007 @ 7:34 PM | Rispondi


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